Faenza, 1934
Formatosi alla Scuola di Disegno di Faenza dove ha per insegnante Francesco Nonni, Sergio Saviotti, a diciotto anni, è apprendista ceramista alla Cooperativa Ceramisti di Faenza e nel 1952 espone per la prima volta al Concorso Internazionale delle Ceramiche di Faenza. Nel 1954 si trasferisce a San Marino dove si impiega, per circa un anno, presso una locale manifattura ceramica come decoratore. Tornato a Faenza, trova lavoro nello studio di Carlo Zauli e, nel 1956, ottiene il diploma di Maestro d’Arte all’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica, presentandosi da privatista. Nel 1957 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove segue il corso di Scultura tenuto da Umberto Mastroianni, le lezioni di storia dell’arte di Rezio Buscaroli e i corsi di pittura di Virgilio Guidi e Giovanni Romagnoli. Nel 1959 tiene la sua prima mostra personale a Faenza. Nel 1961 inizia a dedicarsi alla scultura e discute una tesi dedicata alle sculture conservate nella Pinacoteca e nel Museo delle Ceramiche di Faenza e acquisisce l’abilitazione all’insegnamento che svolgerà, tra scuole medie inferiori e superiori, a Modigliana, Lugo e Ravenna. Nel 1963 diviene insegnante di Disegno Geometrico (poi di Ornato e infine di Scultura) nella Scuola di Disegno dove si era formato e di cui sarà direttore dal 1976 al 1991. Le sue prime opere pittoriche hanno, in genere, per soggetto figure umane immerse in ambienti spaziali, ambedue caratterizzati da forti linee spezzate che accrescono un senso tragico, quando non melanconico, della vita. Lo stesso avviene nelle sculture dove la figura umana viene ridotta a torso mutilo con appiattimenti, incisioni e segni quasi di origine meccanica, a sintomo di un parimenti doloroso sentire. Nel 1964 soggiorna per un breve periodo a Parigi dove realizza pitture meno afflitte da ideologizzazioni largamente esistenzialiste e più disposte a un felice abbandono di fronte alla storia artistica moderna della capitale francese. Negli anni Cinquanta e Sessanta partecipa a numerose mostre collettive e allestisce personali a Forlì, Rovigo, Ferrara, Venezia, Bagnacavallo, Rijeka, Lugo, Jesi, Cuneo, Imola e Ravenna. Nel 1965 viene segnalato con un Premio Acquisto al Premio Campigna. Nel 1982 il pittore Manlio Bacosi lo introduce, come scultore, nella Galleria Ghelfi di Verona con la quale inizierà una lunga collaborazione con mostre anche a Montecatini, Lecce e Roma e la pubblicazione di monografie.
Così Franco Solmi sul suo lavoro: “Mi sembra che che il suo merito maggiore sia quello di saper dare forma all’urgere delle emozioni, al pulsare della passione, all’accavallarsi dell’empito dei sentimenti. Così la sua immagine comprende e insieme supera il mero dato esistenziale, la dichiarazione contenutistica, collocandosi nell’ambito di quelle ricerche dell’arte italiana che si son dipanate prendendo le mosse dai rigori formali del Novecentismo e son poi venute arricchendosi all’impatto con i linguaggi internazionali che si ebbe, in forme vorticose e disordinate, nell’immediato dopoguerra”.
(FB)
Bibliografia essenziale
Sergio Saviotti,
Quaderni “Artisti italiani d’oggi” n.366, Edizioni d’arte Ghelfi, Verona. (pubblicazione dedicata alla scultura)
Sergio Saviotti,
Quaderni “Artisti italiani d’oggi” n.379, Edizioni d’arte Ghelfi, Verona. (pubblicazione dedicata alla scultura)
Sergio Saviotti,
a cura di F.Solmi, Ediarte Milano.
Saviotti,
con presentazione di F.Butturini, Verona 1991.
Fondi
studio dell’artista, Faenza.
News