Guerrino Siroli ha la ventura di sentirsi, ed essere, un pittore di vecchia razza. Di quelli, per intenderci, che non si impicciano troppo di teorie e schemi critici, che non si occupano di strategie, e che ammettono perfino di non poter fare a meno di padri ideali, se non proprio di un ben diramato albero genealogico.
Tracce in palude e In palude: due primi piani senza cielo e orizzonte di una natura già di per se stessa malata in cui sono stati gettati degli immondi rifiuti. Natura e destino umano sono accomunati da una fine sordida e ingloriosa.
Il rapporto con l'immagine di Monica Spada inizia nei primi anni Ottanta quando i suoi interessi la portano a intervenire pittoricamente sul mezzo fotografico e si rinsaldano, negli stessi anni, a contatto con il gruppo forlivese Eclisse che riunisce alcuni artisti romagnoli (Enrico Lombardi, Silvano D'Ambrosio, Stefano Gattelli, Marco Neri e altri) interessati a un rinnovamento della figurazione e al recupero di mezzi espressivi della grande tradizione dell'arte divenuti ormai inusuali in un panorama dell'arte dominato da concettualismi, poverismi e installazioni.
Quasi in contemporanea, Stanghellini esegue opere caratterizzate da una oggettiva riproduzione del vero di matrice ottocentesca – che ha un capitolo importante nelle nature morte – ma si dimostra anche capace di sovvertimenti lirici in cui i riferimenti visivi quasi collassano in pura e semplice materia pittorica.
I toni delle opere di Sughi dei primi anni Sessanta sono cupi, siano esse paesaggi o figure umane. L’arte di Sughi, realista e ancora indenne dalle esacerbazioni baconiane, coglie malessere e inquietudine anche nei soggetti più comuni e in atti quotidiani.
Formatosi da autodidatta, prima con la frequentazione di Umberto Folli e di Ettore Panighi e poi con l'iscrizione ai corsi liberi dell'Accademia di Belle Arti di Ravenna dove assiste alle lezioni di storia dell'arte tenute da Raffaele De Grada, Vanni Spazzoli è stato definito da Claudio Spadoni come un “espressionista di Romagna”.