Dalla fine degli anni Cinquanta ad oggi ha svolto la sua attività quasi esclusivamente nella città natale e nei suoi dintorni sapendo coniugare le istanze dell'architettura moderna di tendenza razionalista con il genius loci della città e del territorio. Storia, anche popolare, del luogo e contemporaneità hanno trovato, nell'architettura di Monti, legami, fili di connessione, rimandi, colloqui e dialoghi fertili. Una ipotesi di lavoro e di vita che è ben riassunta dalle stesse parole dell'architetto: “ Il rispetto del passato e la fiducia in quanto verrà: ecco i fondamenti della mia architettura”.
Nelle due opere, Senza titolo, Montini sfoggia una esemplare capacità nel rendere il vigore plastico e le luci di un fitto bosco con pochi colori e pochi gesti (molti dei quali realizzati non mediante i pennelli ma con uno straccio imbevuto di colore). Al centro due situazioni irridenti per soggetto e contrastante realismo: un porcellino che osserva avido un gigantesco sedano e un toro dalle corna bianche che mangia un frutto. Enigmi tra irrealtà e realtà dell’immaginazione.
Vincenzo Morelli nasce a Bagnacavallo ma già adolescente, nel 1909, si trasferisce a Milano col padre, in seguito alla morte della madre. Qui frequenta contemporaneamente le scuole serali d’arte e la scuola del libro presso l’Umanitaria. Viene presto assunto dalla ditta Ricordi, in qualità di cartellonista, sotto la guida di Luciano Achille Mauzan. Trascorre sull’altopiano di Asiago gli anni del fronte e dal 1917 comincia a collaborare come illustratore con le riviste “Signor sì”. “La lettura”, “Il Secolo XX”, “L’Illustrazione italiana”. A fianco di questa produzione da illustratore, comincia già a praticare la pittura, in particolare nel genere del paesaggio, che contraddistinguerà gran parte della sua produzione.
Una umile bistecca viene ingigantita da Moreni come terza opera del ciclo “regressione della specie Belle Arti” realizzato a Santa Sofia per la rassegna “La natura morta” (XVIII edizione del Premio Campigna). Un comune alimento diventa espressione monumentale, e anche ironica, di un simbolico decadimento della carne.
Noto quasi esclusivamente come xilografo, Moroni fu anche pittore e disegnatore. I due pastelli danno conto della sua abilità grafica ritraendo figure femminili dove, tra riferimenti classici e modernità, vengono colti gli aspetti più edonisti di un clima e di un’epoca.