“La sua esperienza artistica muove dall'indagine su alcuni nodi fondanti ogni autentica ricerca umana. Il suo sguardo sul mondo coglie e trasfigura quanto di estraniante e segreto si cela nella natura, consapevole di far parte del mistero che tenta di svelare (...) il mondo esteriore è una realtà interiore che le sue immagini rivelano aprendo un varco nella nostra disattenzione”.
Le due opere, Figura e A memoria, appartengono alla prima produzione pittorica di Pietro Lenzini. In un clima decadente e intriso di memorie della più tenebrosa cultura vittoriana, i due ritratti colgono, come in una pietosa raffigurazione cimiteriale, sintomi di malattia nei troppo accesi volti delle due bambine mentre i corpi sembrano già in atto di dissolversi. Con una innaturale luce scenografica e una pittura portata ai limiti dell’inconsistenza, Lenzini trasforma le due figure infantili in apparizioni dolorose e inquietanti.
Pur contestatore e trasgressivo sul piano artistico, Leoni è stato parimenti capace di estreme dedizioni alle materie ceramiche che ha saputo manipolare con rare doti tecniche e nutrite dei più alti sensi di classica eleganza.
La morte prematura ha interrotto anche la sua attività di designer giunta alle prime affermazioni internazionali con gli incarichi affidatigli dalla Villeroy e Boch.
In Entrare fuori e in Ara le memorie di paesaggio sono posate su un orizzontale piano metafisico che ne accentua l’essenza misteriosa e la programmatica distanza dalla vicenda umana: in una temperie notturna, lunare e quasi siderale.
Ettore Lotti, pittore e scultore, frequenta l’Accademia di Firenze sotto il magistero di Domenico Trentacoste, dove si diploma nel 1919. Nello stesso anno partecipa alla Mostra d’arte cesenate con alcuni bozzetti di piccola taglia, che ricevono apprezzamenti da parte della critica e del pubblico. Lavora a numerosi monumenti commemorativi a Cesena e in Romagna durante il periodo tra le due Guerre, in particolare: il Monumento a Renato Serra, in Piazza Bufalini a Cesena (1925), il Monumento a William D’Altri, in Viale Carducci a Cesena (1936).
I calchi in gesso Congiura e Voci (che fanno parte dell’azione dal vivo it me and you) riportano in parte le fattezze di un soggetto preciso e in parte le deformazioni indotte da un violento urto. In una visione sincronica si avverte la presenza di categorie quali il tempo, la memoria, il passato e il futuro, senza soluzione di continuità.
La sua ricerca scultorea nasce negli anni Settanta ed è approdata a due grandi filoni tematici: sculture-oggetto di valenza quasi architettonica e lastre composte da varie geometrie in cui valori più puramente astratti sono compensati da allusioni al paesaggio mediterraneo.