Ultima scena, Luogo d’intesa e Orme del passaggio sono opere realizzate nell’arco di un decennio. Comune è la scelta iconografica di un tavolo, non completamente apparecchiato e senza cibo, per improbabili convitati. Un tema semplice che, con i probabili rimandi della bianca tovaglia a una mensa sacra, instilla però un profondo senso di metafisica e religiosa attesa acuito dalle quasi palpabili vibrazioni degli alberi o delle tende dell’interno. Scene teatrali, quelle di D’Ambrosio, in cui gli attori non compariranno mai se non attraverso i meccanismi dell’allusione e della finzione.
Vittorio D’Augusta è nato a Fiume nel 1937 e risiede a Rimini dal 1948. Esordisce in campo artistico negli anni Sessanta, unendo all'interesse per la pittura l'impegno culturale e politico tipico di quell'epoca. Nel decennio successivo approda ai movimenti europei della concettualità analitica. L'attività di questo periodo è documentata in Empirica, al Museo Castelvecchio di Verona (1975) e in Astratta: Secessioni astratte in Italia dal dopoguerra al 1990, a Palazzo Forti di Verona a cura di Giorgio Cortenova e Filiberto Menna (1990). Giovanni Maria Accame nel 1978 presenta una personale di D'Augusta a Firenze, presso la Galleria Piramide, con una riflessione al concetto di soglia di definibilità della pittura.
I due dipinti fanno parte di un ciclo di opere (degli anni Novanta e Duemila) dedicate alla figura umana dove, momentaneamente abbandonati risvolti e cariche intellettualistiche, Dal Monte cede maggiormente alle urgenze rappresentative indotte dalle attenzioni alla Neue Sachlichkeit, al New Realism e all’opera di Freud. Nessuna possibilità di idealizzazione viene concessa a soggetti veri e concreti dei quali, con colori sommessi e una spesso innaturale teatralizzazione delle pose, vengono messi in evidenza, quasi con confidente ostentazione e compassione, i difetti fisici.
Esponente del Secondo Futurismo, o del Futurismo tra le due guerre, Mario Guido Dal Monte esordisce come pittore nel 1926 partecipando alla collettiva indetta dalla sezione di Imola del Sindacato Artisti Italiani, presso palazzo Sersanti. Dopo avere visitato la “Mostra del Futurismo Italiano” allestita da F.T Marinetti alla Biennale di Venezia del 1926, Dal Monte, nel 1927, costituisce a Imola il “Gruppo Futurista Boccioni” di cui fanno parte anche Pietro Sassi, Walter Giustiniani e Paolo Pasini.
Roberto De Cupis nasce a Roma nel 1900, ma la famiglia segue presto il padre nei suoi trasferimenti per lavoro prima a Parma, nel 1909, poi definitivamente a Forlì nel 1923.
De Cupis è chiamato al fronte nel 1918, e frequenta poi il Reale Istituto d’Arte di Parma, dove si diploma nel 1922 in Architettura e Scultura. Nel 1920 partecipa al concorso per il Monumento Ossario “IL FANTE” sul Monte San Michele, con l’architetto Gian Giuseppe Mancini; il progetto si classifica tra i primi cinque selezionati. Perfeziona nel frattempo la sua formazione frequentando lo studio di importanti artisti: oltre il Mancini, Adolfo Wildt, Adolfo De Carolis, Daniele de Strobel.
Se nell’opera Il barroccio sono evidenti i riferimenti a un clima post-impressionista – in specie decorativo, nordico e quasi alla Carl Larsson – che trova accentuazione nelle note squillanti del rosso della ruota e del blu del carro, in Le vele e i plaustri Della Volpe sospende ogni manipolazione e viraggio di carattere stilistico per riportare sulla tela una immagine del reale il più possibile rispondente al soggetto.
Composta da due tele, Pagina illustrata riporta sulla parte destra un autoritratto dell’artista nell’atto di aspirare una sigaretta. Il punto rosso della bruciante accensione è al centro di un alone di fumo che impedisce la completezza dell’autoritratto e sembra simboleggiarne la dissoluzione. Sulla parte sinistra i vivi colori del paesaggio sono anch’essi contraddetti dal fondo scuro sul quale sono posati: una momentanea deflagrazione, come quella della sigaretta.
Dopo avere compiuto studi umanistici a Ravenna e a Venezia, Alessandra Dragoni si trasferisce ad Amsterdam. Negli anni Ottanta lavora agli archivi dell'agenzia di stampa ABC e frequenta corsi di fotografia presso l'Università di Amsterdam e il De Moor, centro fotografico associato alla Rietveld Academie. Successivamente si sposta a Parigi per seguire uno stage fotografico presso Libération e all'agenzia Magnum. Nel 1992 torna in Italia e lavora temporaneamente come archivista per le agenzie fotogiornalistiche Grazia Neri e Contrasto.
Scultore, disegnatore e pittore, Ercole Drei ha attraversato molte stagioni stilistiche. Da Brezza del 1914 a Ritratto della moglie del 1921 si dispiega un percorso che da tangenze con il Liberty conduce a più salde adesioni a un vero non immune da reminiscenze classiche. In Anna le saldezze compositive si stemperano in una composizione pittorica di carattere intimistico e affettuoso i cui colori soffusi, esaltati da calcolate accensioni tonali sul viso e sulle mani, sono funzionali alla resa del soggetto infantile e del suo mondo.
“Proseguendo una ricerca ormai pluridecennale, la produzione artistica recente di Mirco Denicolò indaga la capacità di narrare storie insite negli oggetti che ci circondano. Se la storia o meglio, le storie erano parte integrante anche della produzione precedente, la novità di quella recente consiste nella comparsa fisica degli oggetti reali affiancati ad altri prodotti su ceramica”.