Inscatolati nel plexiglas, luoghi, figure e brani di natura spostano continuamente l'attenzione dell'osservatore da un punto all'altro dell'opera senza soluzione di continuità e creano una sorta di diafana sovrapposizione filmica in cui molte voci parlano contemporaneamente.
Se in Notte amorosa sono ancora evidenti le tangenze con il clima simbolista e in La Bitta che allatta Maria Teresa un descrittivismo che sottolinea l’umile ambiente in cui vive una sorta di triste “Madonna dei poveri”, nella serie dei disegni dedicati alla moglie e alla figlia, Baccarini soprassiede ad ogni opera di intellettualizzazione per tentare di cogliere istanti irripetibili: più con taglio fotografico che con le ricercate pose, quasi teatrali, che contraddistinguono le sue opere più famose.
In Rosa e Azzurro sono compendiate le caratteristiche principali della pittura di Lucia Baldini: la divisione dell’aureo formato rettangolare in due zone sovrapposte (la terra e il cielo), lo sfumato che rende il paesaggio percepibile solo attraverso un esercizio di immaginazione, il dialogo-scontro con i mezzi di riproduzione fotografica e la particolare condizione atmosferica e temporale che accresce già pervasi sensi di mistero e di malinconia.
Cesare Ballardini ha studiato fotografia con Italo Zannier al DAMS (Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo) di Bologna dove si è laureato nel 1984 con la tesi “La fotografia pittorica e il movimento pittorialista in Italia” che ha conseguito il premio Alfonso e Bianca Zagnoli. E' stato ricercatore per la realizzazione delle mostre “Fotografia pittorica 1899-1911” e “Fotografia italiana dell'Ottocento” del 1979, con cataloghi Electa e Alinari.
L’opera fa parte del ciclo “Underground Spleen” presentato a Milano nel 2009. Una figura contemporanea senza storia e, probabilmente senza eccessive spinte etiche o ideali, viene ripresa in un momento quotidiano di nessuna importanza. Le stesure cromatiche dense e corpose, quasi materiche, lo accomunano alle materie dell’ambiente circostante senza soluzione di continuità: polvere della stessa polvere.
Se in campo pittorico Barbieri insegue la diafanità come è avvertibile nel passaggio da Natura morta a Madre con bambino, in campo grafico questa propensione trova piena espressione in un piccolo capolavoro come Elena: perfetto per taglio dell’immagine, semplicità della composizione, sapienza tecnica, calcolato uso di pochi e affini colori e partecipata adesione alle nascoste emozioni di una giovinetta senza tempo particolare, classica ed eterna.
Isidoro Barilari è stato allievo del pittore livornese Silvio Bicchi Senior all’Accademia di Belle arti di Firenze. Dopo aver lavorato in diverse città italiane con il Bicchi, all'inizio degli anni venti si installò stabilmente a Milano, dove ben presto si mise in luce come pittore di paesaggi e come scenografo. Ottenne grandi successi con alcune scenografie al teatro alla Scala, e sempre nel capoluogo lombardo espose in diverse personali partecipò alle maggiori mostre d'arte italiane. Dal 1936 al 1945 fu in Etiopia, sempre con il Bicchi, impegnato in imprese di decorazione. Nel dopoguerra ritornò a Milano fino al 1961, quando si trasferì definitivamente a Rimini.
Inizialmente influenzato dall'ambiente artistico bolognese di Alfredo Protti e di Giovanni Romagnoli e attento alla lezione dell'Impressionismo francese, Baroni opera con coerenza e continuità sul solco della tradizione naturalistica ottocentesca.
Nevio Bedeschi ha frequentato la Scuola di Disegno Tommaso Minardi di Faenza sotto la guida di Francesco Nonni e di Roberto Sella per poi ottenere il diploma di maestro d'arte all'Istituto Statale “G.Ballardini” di Faenza. Nel 1961 inizia una attività didattica (nel 1969 ottiene la cattedra di Disegno e Storia dell'Arte al Liceo Scientifico di Faenza) che proseguirà, dopo il pensionamento, come titolare dell'insegnamento di Storia dell'Arte all'Università degli Adulti di Lugo (dal 1985 al 1993) e dei Corsi di Pittura all'Università Aperta di Imola (dal 1994 a oggi).
Una vasta, sottaciuta, gamma di colori è stata utilizzata dall’artista per questa immagine del formarsi di un’onda. Colori più ricchi di quanto non appaia a un primo sguardo, sobrietà e asciuttezza espressiva, sottili sfumature cromatiche, il bianco della spuma illuminata nella notte da una luna che non appare e assenza della terra e di qualsiasi figura umana sono, per Benedetti, un modo per non dipingere realisticamente la scena ma per accentuare un’atmosfera incantata e spettrale.