MERENDI NEDO

/, M/MERENDI NEDO

MERENDI NEDO

Faenza, 1957

Dopo avere frequentato l’Istituto d’Arte per la Ceramica di Faenza, dove negli anni di una dilagante vulgata post informale preferisce condividere i richiami alla grande tradizione dell’arte solitariamente espressi da Gianna Boschi, Nedo Merendi frequenta l’Accademia di Belle Arti di Ravenna e ha per maestro di pittura Umberto Folli. Nei primi anni Ottanta viene chiamato da Franco Solmi a partecipare, nell’ambito di un più generale ritorno alla figurazione e alle tecniche espressive tradizionali, alle manifestazioni indette sotto i titoli di “Il lavoro felice” e di “Nuova ceramica”. I suoi interessi sono principalmente pittorici e in questo senso, abbandonati gli iniziali riferimenti agli esempi di una “scuola romana” additivata di humour e onirismo, si avvicina progressivamente ad artisti come Félix Vallotton ed Edward Hopper. Emerge, nel suo lavoro, un senso della pittura come espressione di preziosa qualità e di elegante rigore unitamente a esigenze di racconto che trovano informazioni e suggestioni nei suoi ampi interessi per la danza, la fotografia, il cinema e il teatro contemporanei. Mentre in ceramica si abbandona a virtuosismi esecutivi e al piacere di una decorazione a volte astratta e a volte sinteticamente fitomorfica con la quale sonda le possibilità contemporanee di puri dati formali, nel disegno (pratica che non considera meramente anticipatrice o gregaria ma dotata di una precisa autonomia espressiva) e nella pittura (meticolosamente dosata e calcolata) è rigorosamente figurativo. Una particolare misura gli permette di evitare le secche di un distaccato iperrealismo ormai datato e toni compiaciuti o accattivanti. I suoi soggetti preferiti sono vedute di un territorio che ben conosce e che riesce a comprimere – con una facilità esecutiva in realtà ottenuta a seguito di lunghi tempi di sedimentazione pittorica degni di un maestro olandese del XVII secolo – in opere volutamente di piccole dimensioni che, come finestre della mente, aprono a inattese grandiosità di visione. Senza forzature rappresentative, i soggetti più banali subiscono quella trasfigurazione che distingue la vera opera d’arte e la loro trascrizione formale assume quella forma oggettiva che, attenuando la presenza dell’autore stesso, elimina la condizionante percezione di un tempo particolare. Nella pittura di Merendi cadono intellettualismi e rumori contingenti, le oppressioni e le aggressioni del pensiero sembrano placarsi, i ritmi della vita e le cose (trasportate in una dimensione silenziosa e senza tempo) fluiscono con facilità e leggerezza: in un raro stato di grazia tanto adorante della concretezza quanto alitante di dubbi, misteri e vibrazioni. Paziente distillatore in campo artistico Merendi è anche avaro di mostre. Ha esposto le sue ceramiche in Italia e all’estero tenendo personali a Urbania (1995), Forlì (2000) e Faenza (2004). Ha partecipato a un ristretto numero di mostre collettive di pittura e ha organizzato mostre personali a Faenza (2009 e 2010) e Brisighella (2013).

(F.B.)

Bibliografia essenziale

Nedo Merendi. Dipinti 1996-1998
a cura di F. Bertoni, catalogo della mostra al Circolo degli Artisti di Faenza e alla Galleria Mati di Santorini
Faenza 1998

Nedo Merendi. Paesaggi
con testo di F. Bertoni, catalogo della mostra nella chiesa di san Giuseppe-Palazzo delle Esposizioni di Faenza
Faenza 2004

Nedo Merendi maioliche dipinte
a cura di F. Bertoni con testo di R. Daolio, catalogo della mostra al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza
Faenza 2004

Fondi

studio dell’artista, Faenza

News

I banali soggetti delle tre opere di Merendi corrispondono ai titoli in modo asciutto e inequivocabile: Casa, Fosso d’acqua e Casa verde. Aspetti di una realtà non certo fastosa diventano miracolosamente schegge di impeccabile formalismo, quasi di astrazione, all’interno di racconti figurativi tanto benevolenti e generosi quanto febbrili e pronti a sospettare misteri e segreti sotto la superficie.

2021-01-22T10:56:20+00:00agosto 4th, 2015|Artisti, M|