Forlì, 1899 – 1992
Ancora molto giovane, Maceo Casadei (in arte Maceo) è allievo a Forlì del pittore Giovanni Marchini, futuro fondatore, nel 1920, del Cenacolo Artistico Forlivese con il quale l’artista collaborerà condividendone l’azione a favore delle arti e partecipando, nel 1922, alla “Mostra Autunnale d’Arte”. Nel 1912 emigra con la famiglia a Lione, dove frequenta la Scuola Libera del Nudo e incontra il concittadino artista Pietro Angelini, anch’egli emigrato in Francia. Lo affianca come collaboratore, come aveva fatto con Marchini a Forlì, e dimostra particolari interessi nei confronti dello stile pittorico dei paesaggisti lionesi. Angelini e Maceo si incontreranno di nuovo a Roma nella seconda metà degli anni Trenta. Dopo la prima guerra mondiale torna a Lione per poi rientrare in Romagna e dedicarsi attivamente alla pittura. Opera anche come ritoccatore fotografico e negli anni Venti e Trenta alterna le presenze romagnole con quelle lionesi eseguendo, per necessità, decorazioni murali e scene teatrali. Nel 1934 viene assunto dall’Istituto Nazionale Luce di Roma, presieduto dal 1933 da Giacomo Paulucci de Calboli della nota famiglia nobiliare di Forlì, per il quale lavora nel reparto trucchi fotografici e progetta vari padiglioni fieristici. Nel 1941 viene mandato al fronte come reporter di guerra. Dal 1941 al 1943 scatta migliaia di fotografie ed esegue opere personali di soggetto bellico che, nel 1942, vengono esposte alla Galleria Il Milione di Milano. Durante il decennio romano, decisivo per il suo processo artistico, Maceo esegue nature morte, nudi femminili, vedute urbane e scene di guerra che presenta a numerose esposizioni della capitale e con le quali organizza tre personali a Roma e una a Milano. Sempre a Roma, collabora come cartellonista con Giacomo Balla e Mario Sironi e conosce Mario Mafai. Nel 1937, due sue opere vengono acquistate dal Ministero dell’Educazione Nazionale ed esposte alla Galleria d’Arte Moderna di Roma. Tra memorie di Camille Corot e dei pittori ottocenteschi della campagna romana, influenze delle pratiche fotografiche e cinematografiche e contatti con i nervosismi della Scuola Romana, Maceo elabora una propria sintesi: sontuosa per distensione lirica e allo stesso tempo fibrillante per sottili e inattese variazioni dei timbri tonali e mai esacerbate, ma attentamente calcolate, manipolazioni formali del soggetto. Nel biennio 1946-1947 soggiorna a Venezia dove frequenta Filippo De Pisis. Dall’inizio degli anni Cinquanta risiede e opera assiduamente a Forlì dove svolge una intensa attività di promozione nel campo delle arti visive. Nel 1959 esegue la sua opera decorativa di maggiore impegno nella Chiesa dei Servi di Maria a Roma. Ammirato per la sua abilità pittorica e per la sua inconfondibile cifra stilistica, Maceo diventa il nume artistico di Forlì, con corollari che hanno determinato, almeno fino alla fine degli anni Novanta e ai primi anni Duemila (catalogo generale della sua opera a cura di Giordano Viroli del 1997 e mostra forlivese sugli anni romani del 2008), un più corretto apprezzamento del suo lavoro nel più generale ambito della pittura italiana del Novecento. Pittore dotato di rare capacità di sintesi e caratterizzato da un estremamente raffinato uso del colore, Maceo ha dato un apporto particolare alla tradizione figurativa novecentesca mantenendo saldi i riferimenti con il reale e sapendoli tradurre in una pittura altamente sofisticata pronta a cogliere quegli istanti perfetti in cui anche gli elementi più prosaici, ordinari e famigliari – una riga stradale, un cartellone pubblicitario, un portoncino maldestramente tinto di rosa o un abito tra la folla – diventano, in una finzione artistica che supera il documentarismo, aperture verso il meraviglioso.
(F.B.)
Bibliografia essenziale
G. Viroli, Maceo Casadei. Catalogo generale
Forlì 1997
Fondi
Pinacoteca Comunale, Forlì
News
A interessare Maceo sono, all’interno di una sontuosa e fastosa capacità di resa pittorica del reale, i dettagli: la riga rossa sul fianco di una barca, la giacca rosso vivo di una fanciulla, una riga stradale gialla, l’aggrumarsi nei toni del blu di una grigia e plumbea nuvola, il portoncino rosa di un muro di recinzione, la volatilità dei colori di abiti visti in lontananza. Pittore formale, Maceo aggiorna gli ideali estetici della tradizione registrando attimi, schegge visive, istanti perfetti.