Forlì, 1915 – 1955
La breve vicenda umana e artistica di Gino Mandolesi si è sviluppata ed è maturata a stretto contatto di Maceo Casadei. Allievo di Maceo a Forlì, Mandolesi si dedica alla pittura ma si sostiene economicamente come ritoccatore fotografico (attività praticata per qualche tempo e per gli stessi motivi anche dal suo maestro). Comune è anche il trasferimento a Roma per impiegarsi presso l’Istituto Nazionale Luce: Maceo arriva a Roma nel 1934 e Mandolesi nel 1938. A Roma i due forlivesi riprendono i contatti e assieme frequentano il fervente ambiente artistico. Mandolesi si dedica alla pittura di paesaggio con frequenti escursioni nella campagna romana. Nel 1943, altro destino comune, Mandolesi viene anch’egli designato reporter di guerra e, come tale, inviato in Africa. Dopo la caduta del fascismo e un soggiorno a Cassino con Maceo, l’artista torna a Forlì dove riprende la sua professione di ritoccatore. Si dedica con intensità alla pittura ed espone soprattutto in ambito locale (a Forlì nel 1951, 1952, 1953 e nel 1954, a Imola nel 1951 e nel 1953, a Cesenatico nel 1953, a Riccione nel 1955). Nel 1956 il Comune di Forlì gli dedica una mostra antologica che ripete nel 1985. Pittore non contenutistico ma formale, come il suo maestro, Mandolesi ha saputo estrarre dalla banalità o dalla complessità del quotidiano precisi accenti e particolari notazioni coloristiche che rendono le sue opere registrazioni di momenti del reale colti con metafisico disincanto.
(F.B.)
Bibliografia essenziale
Gino Mandolesi
catalogo della mostra a Palazzo Albertini a Forlì
Forlì 1985
Fondi
Pinacoteca Comunale, Forlì
News
In Ritratto di giovinetta l’artista imposta la composizione in maniera quasi classica tra oggetti d’affezione e simbolici. Moderna è la sensazione di una quasi metafisica sospensione temporale.