Cesena, 1888 – 1960
Colpito da una malattia infantile, Fortunato Teodorani diventa, all’età di soli quattro anni, sordomuto. La famiglia lo invia in un istituto di rieducazione a Catanzaro e, successivamente, a Firenze, all’Istituto Gualandi dove incontra la principessa Antonietta Strozzi Centurione, benefattrice e mecenate, che, riconosciute le sue potenzialità artistiche, lo induce a frequentare i corsi di Socrate e Icilio Coselchi e, poi, gli permette di proseguire gli studi con Giuseppe Cassioli (figlio di Amos, noto per i quadri di ricostruzione storica del periodo risorgimentale). Nel 1910, Teodorani ottiene il Diploma in Disegno e Pittura, con medaglia d’oro, dell’Istituto Gualandi.
Dopo un periodo fiorentino, di cui rimangono numerose testimonianze pittoriche, torna a Cesena nel 1915. Qui realizza opere che risentono del macchiaiolismo toscano e rinsalda i rapporti con Sandrino Bagioli, frequentandone lo studio ed esponendo con lui: ad esempio a Lugo nel 1917. Con il rientro a Cesena, Teodorani inaugura quella che sarà la sua attività prevalente: quella di decoratore di chiese e palazzi, non solo in Romagna. Affresca la villa Strozzi a Montichiano, un salone di palazzo Locatelli a Cesena, nel 1920, e, nel 1925, il catino absidale della chiesa di San Bartolo, sempre a Cesena.
Nella fitta serie delle opere a carattere religioso si ricordano le pale per le chiese di Ruffio, di Sant’Agostino e del Duomo di Cesena e gli apparati decorativi della cupola di San Luca a Bologna (assieme al suo maestro Giuseppe Cassioli), della chiesa di San Pio V a Cattolica (1940) e delle chiese parrocchiali di Sogliano (1938), San Giovanni in Marignano, Montefiore, Tavoleto, Borello (1942), Auditore, Saludecio, Casola Valsenio, Perticara (1951) e Bagnolo di Sogliano (1953). Le decorazioni della chiesa di San Nicolò in Porto a Rimini (1941) sono andate distrutte nel 1944. A Roma esegue opere decorative in San Giovanni in Laterano, in San Carlo al Corso e alla Parrocchietta (1941), a Fossombrone nel Duomo (1958) e a Pennabilli sempre nel Duomo (1959).
Dopo la seconda guerra mondiale esegue restauri alla Basilica del Monte di Cesena, avvalendosi dell’aiuto di Giovanni Cappelli, compagno di studi del figlio Renato al Liceo Artistico di Bologna, e a San Luca a Bologna.
Suoi dipinti sono conservati in Vaticano, a Liegi, a Firenze e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri a Roma, oltre che in collezioni pubbliche e private. Teodorani ha ottenuto la Medaglia d’Oro alle esposizioni di Bologna, Lugo, Cesena e Forlì e ha partecipato alla Biennale di Modigliana nel 1926 e, nel 1927, all’Esposizione Nazionale d’Arte del Paesaggio di Bologna.
Negli anni Trenta e Quaranta Teodorani esegue le sue opere pittoriche più significative dedicate a scorci urbani di Cesena e, soprattutto, al paesaggio circostante. Se il lavoro di frescante, pur di rilievo, rimane ancorato a temi e modalità espressive in cui si avvertono vari retaggi del passato più o meno recente, è nelle prove pittoriche più libere che emerge la sua vena personale. Così descrive Orlando Piraccini i due aspetti del suo lavoro: “Noi oggi dovremmo guardare al pittore cesenate come campione autentico d’un revival di stilemi neogotici, neorinascimentali, neobarocchi e rococò (fino a tangenze con il Liberty e il Decò n.d.r.)- e come tale degno di figurare in manuali e repertori dedicati alla grande tradizione italiana del Novecento – ma, se l’antico ha fornito a Teodorani il nutrimento essenziale, la realtà gli ha assicurato la miglior fonte di ispirazione e dunque anche ogni riparo dalla deriva oleografica”.
Artista polivalente, Teodorani si è espresso anche nei campi dell’oggettistica, dell’arredo, del ferro battuto e della ceramica, frequentando i laboratori di Faenza negli anni Venti.
(FB)
Bibliografia essenziale
Fortunato Teodorani, Cesena 1888-1960. Nel centenario della nascita, a cura di O.Piraccini con testi di S.Andreucci, P.Castagnoli, L.Teodorani,
Cesena 1988
Mare dipinto. Fortunato Teodorani-Osvaldo Piraccini, a cura di O.Piraccini,
Ravenna 1989
Fondi
eredi Teodorani, Cesena
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