Faenza, 1928 – 2015
Filippo Monti, dopo gli studi a Faenza, si è laureato alla Facoltà di Architettura di Firenze nel 1954.
Dalla fine degli anni Cinquanta ad oggi ha svolto la sua attività quasi esclusivamente nella città natale e nei suoi dintorni sapendo coniugare le istanze dell’architettura moderna di tendenza razionalista con il genius loci della città e del territorio. Storia, anche popolare, del luogo e contemporaneità hanno trovato, nell’architettura di Monti, legami, fili di connessione, rimandi, colloqui e dialoghi fertili. Una ipotesi di lavoro e di vita che è ben riassunta dalle stesse parole dell’architetto: “ Il rispetto del passato e la fiducia in quanto verrà: ecco i fondamenti della mia architettura”.
Le “campagne matematiche di Romagna” e la natura sono stati i termini di confronto di una architettura tanto magistralmente semplice quanto complessa per riferimenti culturali e idealità.
La domus romana, la pieve romanica, gli argini dei fiumi, i rettilinei alberati, le ordinate piantate, la semplicità dell’architettura maggiore e minore e una cura del dettaglio che ha origini in un singolare culto del lavoro dell’uomo sono stati assunti da Filippo Monti come termini di confronto rispetto ai quali verificare le grandi conquiste dei Maestri del Razionalismo nella ricerca di uno spazio del vivere più libero, più fluido, memo oppresso dai gravami della materia e partecipe in senso fisico e metafisico di entità più vaste.
Tra gli impegni maggiori a Faenza si citano il complesso residenziale Santa Margherita e le case di via Farini, degli anni Sessanta; i complessi residenziali di via Ferrari, in via Filanda Nuova, in via Volpaccino, in via Mameli e in via Vittorio Veneto, degli anni Settanta; il complesso in via Osteria del Gallo degli anni Ottanta. Tra le tante case unifamiliari si ricorda quella dell’architetto, in via Torino.
Tra le poche opere non faentine: il locale notturno Woodpecker a Milano Marittima, un eccezionale episodio di rapporto tra architettura e natura assurto a fama non solo nazionale, nonostante lo stato di abbandono in cui versa da anni: un’opera ai limiti – e negli stessi anni – della Land Art che, nonostante lo stato di abbandono, gruppi musicali e compagnie teatrali di livello internazionale hanno scelto come luogo per “corti” e videoclips.
A seguito di un concorso ha realizzato, nella seconda metà degli anni Cinquanta, la chiesa di San Vincenzo de’Paoli a Bologna. Ha partecipato ai concorsi per il Palazzo dello Sport di Firenze, per un rifugio alpino del CAI e per la Stazione di Bologna.
Sempre a Faenza, non completamente realizzato secondo il suo progetto è il nuovo Palazzo delle Poste in via Naviglio mentre ancora in attesa di completamento è il Palazzo delle Esposizioni cui si è dedicato negli anni Novanta.
Nel 2003, Filippo Monti ha terminato la versione in dialetto romagnolo della Commedia di Dante Alighieri.
Bibliografia essenziale
Filippo Monti in conversazione con Franco Bertoni, a cura di Franco Bertoni, Faenza 2003
Filippo Monti architetto, a cura di Franco Bertoni – D.Rava, Faenza 2009
Fondi
Archivio disegni: eredi Filippo Monti, Faenza
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