Cesena, 1972
Federico Guerri è un artista che con la più radicale e più monotona ripetitività tipica del migliore minimalismo d’annata sta ridisegnando il mondo in filigrana. In quest’opera di ricostruzione globale che va dagli interni a intere porzioni di città, Guerri si serve di un modulo base: una sorta di mattoncino allungato o di bastoncino che ricorda anche un elemento organico per la sua proprietà di esuberare da precisi limiti geometrici e assumere conformazioni ondulate. Di questo pattern Guerri si serve – come il muratore di una grande cattedrale o di una abile ricamatrice volontariamente riparatasi dietro le finestre di un béguinage – per ardire alle imprese tecniche più impervie, difficili e colossali. Con la grafite sulla tela grezza o con il bulino sulla nera ardesia. Dopo prove di disegno astratto e una corposa serie di “senza titolo”, Guerri ha recentemente miscelato il suo caratteristico pattern compositivo con ampie e avvolgenti linee di derivazione fitomorfa: il tutto su una tela già leggermente macchiata in modo libero e non preventivato. Tra interni ed esterni, ne esce la visione di un mondo fantasmatico come quello riportato in negativo da vecchie lastre fotografiche in bianco e nero spezzate, rese in parte inintelligibili dall’affiorare dei composti chimici e violentate dall’incuria. Il mattoncino, però, ricompone, struttura ed evita la deriva della dissoluzione totale. Federico Guerri si è diplomato in scultura all’Accademia di Belle Arti di Bologna e questa sua formazione tridimensionale si avverte in un lavoro che si può anche definire di ampiezza architettonica e spaziale. Pur in mancanza di concrete pezze d’appoggio, avanziamo, in questo senso, l’ipotesi di una sua affinità elettiva con certe frange dell’architettura dell’espressionismo tedesco – “Der Weltbaumeister” (Il costruttore del mondo), “Alpine Architektur” e “Die Auflösung der Städte” (La dissoluzione della città) di Bruno Taut, i grattacieli di Wenzel A. Hablik, le immaginazioni di Carl Krayl e di Hans Luckhardt o le realizzazioni di Hans Poelzig – in cui le imprese creativamente più ardite erano frutto di una aspirazione alla leggerezza (“architettura di cristallo”) e si risolvevano in una architettura idealistico-fantastica scevra da condizionamenti o vincoli tecnico-costruttivi. E questo servirebbe a spiegare, almeno in parte, l’ambivalenza delle sue opere, sempre in bilico tra l’evidenziazione di una distruzione o di una scomparsa e una caparbia volontà costruttiva. Federico Guerri ha partecipato a numerose mostre collettive a Longiano (2006), Forlì, Cotignola, Brescia e Roma (2007), Milano, Torino e Cesena (2009), Lugo e Rimini (2010), Reggio Emilia (2011), Fano, Livorno e Roma (2013) e ha tenuto mostre personali a Fano (Galleria Arte Contemporanea Gasparelli, 2008, 2010 e 2012), Milano (2010 e 2013), Venezia e Torino (2011), Roma (2013).
(F.B.)
Bibliografia essenziale
Federico Guerri. Sentieri interrotti
a cura di V. Dehò e testo di R. Bertozzi, catalogo della mostra alla Galleria l’Affiche di Milano
Milano 2010
Federico Guerri. Ogni altro luogo
a cura di U. Hawlitschka, catalogo della mostra
Roma 2013
Fondi
studio dell’artista, Cesena
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Su una tela macchiata e percorsa da filamenti quasi fitomorfici, Guerri ricompone la visione di un interno affidandosi unicamente alla punta affilata di una matita che quasi incide minuscoli bastoncini rettangolari i quali, affiancandosi l’uno all’altro, sedimentano progressivamente immagini di cose, luci e profondità in uno scenario vagamente teatrale e gozzaniano. Un mondo sbiadito e perduto la cui memoria rivive nella finzione della rappresentazione.