(Rimini, 1915 – 1991)
Figlio di un famoso decoratore d’interni, Bonini decide fin da subito di votare la propria vita alla pittura: “sono pittore, credo di esserlo sempre stato, anche quando non dipingevo”, si presenta così in Una vita per la pittura. Scritti e dipinti di un artista riminese, una sorta di autobiografia in forma di racconto. È l’incontro con Filippo de Pisis nel 1940 che determina la decisione definitiva di Bonini ad accogliere la vocazione per la pittura, nello stesso anno si diploma infatti presso l’Istituto di Belle Arti di Urbino. Una scelta incoraggiata anche dal critico d’arte Francesco Arcangeli, con il quale Bonini stringe un lungo rapporto di amicizia. Nel 1941 viene chiamato alle armi, il suo lavoro d’artista di ferma quindi fino al 1946. Conclusa la guerra si trasferisce a Roma, dove frequenta per un paio di anni lo studio di Renato Guttuso aderendo al movimento del Neorealismo; sarà proprio Guttuso ad inaugurare la prima personale romana di Bonini. Una ricerca poetica che si nutre talvolta di suggestioni cezanniane e morlottiane e che riconosce nell’immediatezza della pittura di De Pisis fertili richiami. Nel 1950 Bonini firma il manifesto del Realismo, aderendo così ufficialmente a un movimento che si riversa sulle tele nell’impegno di una pittura caratterizzata da colori intensi e duri, da forme definite, da un disegno fermo e da contorni decisi e marcati, rivelandosi spesso al contempo insofferente ed ironica. Nel 1951 Bonini decide di tornare a Rimini, continuando però ad esporre in numerose mostre non solo romagnole ma anche romane. Bonini partecipa inoltre a diversi premi, tra cui il “Premio Suzzara – Lavoro e lavoratori nell’arte”, premio nel quale l’impegno artistico si fa manifestazione di impegno sociale e politico, in un’esposizione in cui la presenza del popolo non si rivela solo nella tela dipinta ma anche nella veste di giudice.
Demos Bonini torna quindi ai marinai del porto riminese e ai minatori dell’entroterra, affiancando le fatiche e la quotidianità del lavoro al dramma della guerra, allo scempio urbanistico della neonata Rimini turistica, allo svuotamento dei valori di una politica che diventa triste demagogia e ad un’acuta critica dei miti moderni (La grande piramide, 1971; Tutti prigionieri nello stesso condominio, 1976-77). La sua è una pittura dura, mossa da un’invenzione poetica che trae nutrimento dalla realtà, in un discorso di apparente contraddizione tra sogno e denuncia, tra creazione lirica e restituzione del mondo tangibile. Da uno stile di voluta impostazione popolarista, incline alla narrazione popolare dal tono descrittivo e partecipe al contempo, Demos Bonini approda gradualmente a una sorta di lirismo in cui cose reali, oggetti, situazioni, ambienti, pur nella loro presenza e concretezza fisica, si fanno talvolta metafore di pensieri astratti, in un surreale scambio di prospettive. Dal 1954 al 1967 insegna disegno e storia dell’arte nella sua città natale. Accanto alle numerose mostre personali e collettive che tra gli anni cinquanta e gli anni ottanta mostrano un incessante impegno pittorico, Rimini celebra l’indiscusso talento di Demos Bonini con la Mostra Antologica del 1958, sei anni prima della sua scomparsa. Nell’indagine poetica di Demos Bonini compare un singolare oggetto, o, sarebbe meglio dire, “soggetto”: una giacca, presentata e rappresentata in molteplici situazioni. Appesa ad un appendiabiti, poggiata sullo schienale di una sedia, innalzata a protagonista indiscussa di marmorei monumenti alla memoria; un tessuto che appare talvolta isolato e fluttuante in cieli celesti, interrogante testimone di un’inquieta presenza. Alludendo misteriosamente a sentori magrittiani, le giacche dipinte da Bonini hanno la stessa consistenza della pelle di San Bartolomeo affrescata da Michelangelo nella Cappella Sistina: si fanno testimoni di una presenza che evoca presenze altre, nell’invocazione di un’assenza che prende il volto, forse, del pittore stesso. “Verrò alla mostra, salvami una giacca”: Federico Fellini rinnova con queste parole, in una lettera del 1971, il sodalizio e l’amicizia inaugurati nel 1938 a Rimini con Demos Bonini.
(I.M.)
Bibliografia essenziale
Demos Bonini, Una vita per la pittura. Scritti e dipinti di un artista riminese, a cura di Pier Giorgio Pasini, Rimini 1995
Demos Bonini. 50 anni di pittura, a cura di Simonetta Nicolini, Rimini 1985
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