Fognano, 1948 – 2018
Figure come quella di Danilo Melandri sono rare nell’attuale panorama artistico. In tempi di pervasa omologazione, Melandri, pur mantenendosi continuamente aggiornato sulle più recenti vicende dell’arte, ha tenacemente e naturalmente coltivato un isolamento, fisico e interiore, che gli ha permesso di giungere a una cifra comunicativa inedita e spiazzante. Dopo una infanzia trascorsa in un piccolo paese dell’Appennino romagnolo dalla vita regolata da ritmi, figure e valori degni di un Amarcord felliniano, Melandri si iscrive all’Istituto d’Arte per la Ceramica di Faenza e poi apre un laboratorio artigianale. Realizza piccoli oggetti in ceramica policroma (piattini, lastrine, micro sculture di pochi centimetri) sui quali annota, con una calligrafia minutissima e immagini realizzate in punta di pennello, pensieri, ricordi d’infanzia e visioni di un universo immaginifico dominato dalle ossessioni congiunte per l’infinitamente piccolo (le impronte delle formiche sul terreno) e per l’esageratamente grande (apparati macchinistici e da guerra degni di un film di Georges Méliès). Nel suo laboratorio raccoglie e accumula, fino al limite dell’occupazione totale, grandi reperti industriali in ferro che esorcizza nelle piccole e fragili opere in ceramica e nei suoi millimetrici disegni. Questa lotta è raccontata dall’artista con leggerezza e senza toni tragici, con un candore e una immediatezza che richiamano alla mente i migliori esempi di un’arte visionaria, deviante ed esasperata quale quella inaugurata da James Ensor. Anche il suo segno, come in questo e altri maestri della narrazione interiore, è anticonvenzionale, minuto e descrittivo: più vicino alle aspre e libere espressioni dei bambini, anche nella contaminazione di riquadri figurativi con la scrittura, che ad accattivanti estetizzazioni. Tra le sue mostre personali si segnalano quelle di Lugo (1980); Faenza (1983 e 1997); Forlì (1995). Nel 1997 espone alla Permanente di Milano e nel 1999 a Montélimar.
(F.B.)
Bibliografia essenziale
Danilo Melandri. Narrazioni ceramiche
a cura di F. Bertoni, catalogo della mostra al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza
Faenza 2006
Fondi
studio dell’artista, Faenza
News
Nostalgie e disagi si traducono, in Melandri, in piccole opere della memoria dedicate al paese natale. La figurazione è portata ad estremi limiti dimensionali tra consapevole “naïveté”, frammentazioni e disarticolazioni irriducibili ad ogni convenzionale possibilità di sintesi.