(Massa Lombarda, 1947 )
Diplomatasi al Magistero Artistico dell’Istituto d’Arte per la Ceramica di Faenza, dove è stata allieva di Angelo Biancini, Carlo Zauli, Alfonso Leoni e Alfonso Piancastelli, Mirna Montanari ha poi svolto una attività di designer presso una industria ceramica dell’imolese.
Nel 1992 inizia ad esporre le proprie opere organizzando mostre personali e partecipando a collettive. Ha curato le mostre di “Arte Rosa”.
Tra le mostre personali più recenti si segnalano: “Paesaggi” del 2018 a cura di Carlo Polgrossi a Lugo: “Il paesaggio in movimento” del 2017 a cura di Franco Bertoni alla Galleria Comunale d’Arte Faenza; “L’altro sguardo” del 2015 a cura di Angelamaria Golfarelli all’Oratorio di San Sebastiano a Forlì; “Duplicità delle apparenze “ del 2013 a cura di Carlo Polgrossi alle ex-Pescherie di Lugo; “Trasparenze armoniche “ del 2012, a cura di Valter Galavotti a Palazzo Tozzoni a Imola. Tra le collettive: ”Ultimi paesaggi” del 2019 a cura di Franco Bertoni, mostra del DOC a Imola; “Esercizi dello sguardo” del 2018 a cura di Franco Bertoni al Museo Ugonia di Brisighella.
Nel 2014 ottiene il Primo Premio alla Biennale di Pittura di Faenza (Premio Città di Faenza) e nel 2017 al XX Concorso Nazionale di Pittura G. Romagnoli, sempre a Faenza.
Due sono le caratteristiche salienti delle opere di Mirna Montanari: da un lato, una equilibrata e calcolata miscela di figurazione e di astrazione e, dall’altro, una tecnica stringata, asciutta e quasi impersonale o matematica. In ogni sua opera – si tratti di un paesaggio, di un fiore, di alberi o di cristallerie – compaiono simultaneamente una resa oggettiva, quasi fotografica, e partiture astratte memori del dato di riferimento ma anche autonome nel loro sviluppo. Da questa miscela esce una simultaneità di mondi che ha modo di espletarsi proprio in forza di questo dialogo-conflitto. E’ un po’ come se la stessa cosa venisse vista con ottiche diverse: con un grandangolo, con un obiettivo normale o con il microscopio.
Anche un certo concettualismo e un certo minimalismo allignano nel suo lavoro poiché non vi sono mai cedimenti a confortanti ideologizzazioni o a ricerche di senso ma le cose vengono riportate nel loro stato con la tecnica asettica più appropriata. Di rilievo, in questo senso, sono i disegni in bianco e nero dove, in assenza del colore e dei suoi sempre latenti significati simbolici, emerge maggiormente la radicalità di un processo d’indagine sui tanti aspetti delle più comuni forme visibili.
(f.b.)
Bibliografia essenziale
Il paesaggio in movimento, catalogo della mostra alla Galleria Comunale d’Arte di Faenza a cura di F. Bertoni, Imola 2017
Fondi
Studio dell’artista, Imola
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