(Bologna 1898 – Brescia 1946)
“Sappiamo di fare un grande dispetto alla natura schiva e riservata di Piero Guardigli Bagli nell’esporre queste note, e, per quanto ci gravi la minaccia di perdere la sua amicizia, nullameno, oggi, vogliamo essere cattivi e parlare di lui.” Esordiva con queste parole Luigi Pasquini, nel descrivere il carattere del giovane artista riminese, introducendone la natura indolente e malinconica.
Piero Guardigli Bagli inizia i suoi primi studi classici all’età di tredici anni a Bologna, rispondendo alla volontà del padre di fare di lui un medico; si ritrova prima a Rimini poi ad Ancora, tra i banchi dell’Istituto Nautico, arruolandosi come volontario in Marina. Le peregrinazioni in Oriente nutrono il suo carattere contemplativo e meditativo, dando adito alla sua natura irrequieta e malinconica; finita la grande guerra si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove in due anni porta a termine il Corso Comune. Si trasferisce poi a Milano, all’Accademia di Brera, scegliendo di specializzarsi in scultura: qui incontra Adolfo Wildt che, scoprendo e riconoscendo in lui una sensibile natura d’artista, lo promuove a pieni voti e con lode. Sotto l’esempio e la protezione di Adolfo Wildt – maestro anche, nello stesso tempo, di Lucio Fontana e Fausto Melotti -, Piero Guardigli Bagli vince nel 1926 il Premio Fumagalli con Amleto, scultura che testimonia al contempo la grande stima e la palese sottomissione allo stile del maestro milanese. Di risultato più personale e felice sono invece il bronzo di San Girolamo e un busto in marmo raffigurante San Luigi.
Fu legionario a fianco delle Camicie nere e celebre è la sua folle traversata dell’Adriatico in moscone nel 1932. Dopo la sua formazione milanese torna a Rimini, dove partecipa alla vita locale esponendo in mostre collettive e frequentando con amicizia Luigi Pasquini e Gino Ravaioli. Alcune sue sculture si trovano nel cimitero di Rimini e in quello di Milano; La Memoria che scopre e contempla un Eroe, capolavoro marmoreo del 1931, è conservato nella cappella dei Caduti del Tempio Malatestiano della sua città d’elezione.
Oltre che scultore fu anche pittore, dimostrandosi attivo nella corrente del Novecento. Se le sue sculture, testimoni di un gusto greve e solenne nella ricerca di eleganza formale e nell’impianto volumetrico di rilevante evidenza plastica, possono forse apparire “viziate da una qualche enfasi retorica”, i suoi rari dipinti mostrano una maggiore leggerezza e spontaneità, in un’integrità formale e luministica che conferisce loro una raffinata monumentalità.
Espone in numerose mostre personali e collettive; le sue opere, insieme alle testimonianze artistiche dei suoi allievi, sono state esposte recentemente a Rimini, in occasione dell’esposizione “Piero Guardigli Bagli e i suoi allievi: Aldo Col, Leo della Rocca, Rosetta Boninsegna. Mostra dei pittori dimenticati”, Viserbella, 1-16 luglio 2000.
(i.m.)
Bibliografia essenziale
Pier Giorgio Pasini, Novecento Riminese, Editore E.R.A.
Pier Giorgio Pasini, Storia di Rimini, Bruno Ghigi Editore, Rimini 1978
Luigi Pasquini, Piero Guardigli Scultore, «Arminum», 3 (1929)
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