(Casale di San Vito 1870 – Rimini 1950)
Francesco Brici, in seguito alla formazione presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino, nella quale si diploma e si specializza in ritratto, si reca a Roma seguendo il maestro Ettore Ximenes.
Soggiorna vari anni a Bologna e per un breve tempo in Toscana. Viaggia molto, lavorando presso numerose personalità e corti europee, per personaggi illustri del clero e per la nobiltà e la borghesia cittadina, contesti, questi, in cui riceve molte commissioni per il suo talento nel ritratto e nei dipinti a tema sacro. Francesco Brici si afferma anche come esecutore di affreschi per edifici religiosi, raccogliendo l’eredità del riminese Guglielmo Bilancioni, rivitalizzandone l’estetica con un fare più libero e morbido.
Molto attivo tra gli anni Venti e Trenta a Rimini, si ritrova a lavorare in varie chiese (Chiesa di San Giovanni Battista, Chiesa di San Giuliano Martire, Chiesa di San Gaudenzo, Chiesa della Madonna della Scala) per tentare di recuperare prima i danni del terremoto del 1926, poi quelli dei bombardamenti del 1943-44; nel 1926 lavora anche alla Cappella dei Caduti del Tempio Malatestiano, contesto nel quale si trova a rivaleggiare con il talentuoso pittore conterraneo Gino Ravaioli.
La composta pittura di Francesco Brici, orientata verso un certo accademismo tardo ottocentesco di stampo verista, si rivela sempre attenta ai dettagli, accuratamente studiata, finemente eseguita. La sua attività di ritrattista si espande anche all’estero, in felici ed apprezzati esiti pittorici.
Nonostante i numerosi lavori per le personalità altolocate del territorio, si trova a dipingere anche gente umile, in intimi scorci di interni quotidiani, ritraendo con tenero affetto amici e parenti, in particolare la moglie. È in questi piccoli ritratti e dipinti che Brici riesce ad esprimersi con maggiore scioltezza e libertà, in una pittura fresca e luminosa, dal tocco leggero e delicato.
Nel 1949 torna a Rimini, per sistemare alcuni suoi dipinti eseguiti a tempera nella Chiesa di Santa Rita in occasione dei restauri seguiti al terremoto del 1926. Morirà pochi mesi dopo, nella sua amata città.
Le sue opere compaiono, tra quelle di altri illustri artisti, nelle numerose esposizioni che tentano di mettere in luce i principali protagonisti della scena romagnola tra Ottocento e Novecento. Tra queste citiamo “Pittura in Romagna dalla seconda metà dell’800 ad oggi”, a cura di Raffaele de Grada, Pinacoteca Comunale di Ravenna, Esposizione 1974, 7 aprile/16 giugno e “progetto Novecento/I. La pittura in Romagna: vocazione adriatica”, a cura di Gabriello Milantoni, Pinacoteca Comunale di Ravenna, 9 aprile/20 maggio 1988.
(i.m.)
Bibliografia essenziale
Raffaele De Grada (a cura di), Pittura in Romagna dalla seconda metà dell’800 ad oggi, Catalogo Esposizione 1974, Pinacoteca Comunale di Ravenna, Loggetta Lombardesca 7 aprile – 16 giugno
Marco Gennari, Pittori Riminesi della prima metà del Novecento, Pazzini Editore, 2012
Gabriello Milantoni (a cura di), Progetto Novecento. 1: La pittura in Romagna: “vocazione adriatica”, Edizioni Essegi, Ravenna 1988
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