Cotignola, 1889 – 1958
Formatosi nel mondo dell’artigianato come apprendista decoratore di stoviglie, Luigi Varoli intraprende studi di carattere artistico nelle scuole comunali di disegno di Cotignola e di Lugo per poi frequentare l’Accademia di Belle Arti di Ravenna dove ottiene, nel 1920, il diploma di insegnamento del disegno nelle scuole medie. Si trasferisce a Roma per seguire il corso libero di pittura al Regio Istituto Superiore di Belle Arti. Conosce Armando Spadini che lo introduce nell’ambiente artistico e letterario del Caffè Aragno. Nel 1922 è di nuovo a Cotignola, dove rimarrà per il resto della sua vita. Gli anni Venti e Trenta sono prolifici per attività, opere e mostre. Espone a Ravenna (1926), Cervia (1928) e Imola (1928), opera in pittura e in scultura (anche in ceramica), conosce, tramite Francesco Balilla Pratella, Fortunato Depero e si diploma in contrabbasso alla Regia Accademia Filarmonica di Bologna (1931). Dal 1922-23 inizia ad insegnare presso la Scuola di Arti e Mestieri di Cotignola e la Scuola di Disegno di Massa Lombarda. Con la scuola, dove si formeranno futuri artisti come Folli, Panighi, Ruffini e Giangrandi, solo per citarne alcuni, e con la città di Cotignola il rapporto diventa simbiotico. Qui lavorerà, insegnerà e si dedicherà attivamente alla vita cittadina anche impegnandosi nella realizzazione di opere in cartapesta per le feste folkloristiche. Pur iscritto al partito fascista, per evidenti motivi di opportunità che gli consentono di eseguire ritratti per Dino Grandi e altre personalità di spicco del fascismo locale e nazionale, Varoli resta uomo di tradizione repubblicana e non esita, dopo l’armistizio del 1943, ad ospitare in casa propria ebrei ricercati dai nazi-fascisti. Per questa sua azione umanitaria viene dichiarato nel 2002 “Giusto tra le Nazioni” dallo Stato di Israele. Nel secondo dopoguerra recupera frammenti architettonici e decorativi di vari edifici cotignolesi distrutti dalle vicende belliche e li inserisce, per preservarne la memoria, all’interno e all’esterno della sua abitazione. Nel 1949 viene nominato insegnante di Figura disegnata e Anatomia artistica presso il Liceo Artistico di Ravenna. Artista politecnico, Varoli è stato scultore, pittore e ha fornito disegni per opere in ferro battuto e ceramica. In pittura, Varoli è saldamente figurativo ma è anche anarchicamente antinovecentista e registra spesso scatti decisamente imprevedibili. La sua “buona pittura”, senza che ne venga fatto tesoro, si spinge nelle opere migliori fino agli estremi limiti della figurazione tra arcaismi, dissolvimenti coloristici e intuizioni quasi proto-informali. Tutte queste esperienze, elaborate senza cerebralismi ma con gioia e ironia, sono accomunate da una quasi religiosa devozione al mestiere dell’arte ed al “fatto ad arte”.
(FB)
Bibliografia essenziale
Luigi Varoli. Un maestro nel Novecento (1889 – 1958)
a cura di O. Piraccini con testi di F. Francesconi, A. Savini e R. Zama, catalogo della mostra a Cotignola
Bologna 2008
Fondi
Museo Civico Luigi Varoli, Cotignola
News
Varoli ha saputo fare del suo ritiro in provincia e dell’attaccamento alla tradizione dell’arte, come sarà anche per molti dei suoi allievi migliori, un motivo di diversa visione e di diversa attenzione ai fenomeni artistici via via succedutisi nel corso dei primi decenni del secolo scorso. Varoli è antimoderno e antinovecentista e non subisce la seduzione del “vizio di base del moderno”: il discostarsi da un umanesimo impegnato nel concreto presente.