Giampaolo Bertozzi, Borgo Tossignano, 1957
Stefano Dal Monte Casoni, Lugo, 1961
Già durante la prima formazione all’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica di Faenza gli interessi di Giampaolo Bertozzi e di Stefano dal Monte Casoni si indirizzano verso un dialogo con la grande tradizione dell’arte e coltivano una originaria vocazione figurativa che vede nella ceramica esclusivamente una possibilità per una scultura dipinta. Bertozzi e Casoni frequentano poi l’Accademia di Belle Arti di Bologna, fondano una società a Imola (1980) e partecipano alle manifestazioni che tentano di mettere a fuoco i protagonisti e le ragioni di una “nuova ceramica”. Le loro prime creazioni sono di piccola dimensione e in sottile maiolica policroma. Collaborano dal 1985 al 1989 con la Cooperativa Ceramica di Imola. Nel frattempo la loro ricerca più personale insiste essenzialmente su un virtuosismo pittorico/decorativo. Questa attività è intervallata da collaborazioni con artisti e designer che si rivolgono a loro per opere ceramiche (Ugo La Pietra, Alessandro Mendini, Jan Knap e Arman, tra gli altri). Negli anni Novanta emerge nel loro lavoro un aspetto maggiormente concettuale e radicale, quasi a compensare ipertrofiche espressività e inossidabili perfezioni esecutive che, tuttavia, proprio sul finire del secolo raggiungono apici dimensionali e realizzativi mai prima raggiunti. Al volgere del millennio Bertozzi e Casoni chiudono il capitolo della maiolica dipinta e aprono a sperimentazioni che prevedono l’utilizzo, quasi esclusivo, di materiali e di tecnologie di derivazione industriale. Un passaggio decisivo che permette alle loro opere di conquistare un superiore livello di fisica presenza. I virtuosismi pittorici vengono abbandonati a favore di una resa il più possibile oggettiva dei soggetti prescelti. I prediletti temi iconografici, che trovano sostanza nelle grandi categorie artistiche della vanitas e del memento mori, subiscono una trasfigurazione fantastica e la loro trascrizione formale assume quella forma oggettiva che attenua la presenza degli autori stessi e la condizionante percezione di un tempo particolare. È la grande svolta: si apre il capitolo delle “contemplazioni del presente” in cui, in una sorta di “epopea del trash”, l’attrazione per quanto è caduco, transitorio, peribile e in disfacimento, diventa icona, internazionalmente riconosciuta, di una, non solo contemporanea, condizione umana. La critica, i musei e le più importanti gallerie d’arte nazionali e internazionali si interessano al loro lavoro. Nel 2004 sono invitati ad esporre alla Tate Liverpool e alla XIV Quadriennale di Roma. Del 2007 è la mostra personale a Ca’ Pesaro, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia e del 2008 quella al Castello Sforzesco di Milano e al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza. Nel 2009 i loro lavori sono esposti al Padiglione Italia della Biennale di Venezia; nel 2010 a All Visual Arts di Londra, alla Galleria Sperone Westwater di New York, alla Galleria Sperone a Sent e alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano. Nel 2011 espongono al Musée des Beaux Arts di Ajaccio, al Padiglione Italia della Biennale di Venezia, alla FaMa Gallery di Verona a La Maison Rouge di Parigi. Nel 2012 espongono a Robilant+Voena di Londra, alla Galleria Sperone Westwater di Lugano e nuovamente alla Galleria Sperone Westwater di New York e a All Visual Arts di Londra. Del 2013 sono le mostre personali al Museum Beelden aan Zee all’Aia, alla Galleria Beck & Eggeling di Düsseldorf e alla Galleria Cardi di Pietrasanta. Nel 2014 hanno inaugurato una mostra alla Galleria Sperone Westwater di Lugano e una nelle sale monumentali di Palazzo Te a Mantova.
(F.B.)
Bibliografia essenziale
F. Bertoni, Bertozzi & Casoni.
Nulla è come appare. Forse
catalogo della mostra al Castello Sforzesco di Milano
Torino 2008
F.Bertoni, J.Silvestrini, Bertozzi & Casoni.
Opere/Works 1980-2010
Torino 2010
Fondi
studio degli artisti, Imola
News
Tra surrealismo compositivo e iperrealismo formale Bertozzi & Casoni indagano da anni i rifiuti della società contemporanea, non escludendo quelli culturali e artistici, in una messa in scena dai vivificanti rimbalzi senza fine in cui si alternano affondi nel degrado e rinvenimenti di superstiti o misconosciute bellezze, astrazione e figurazione, impermanenza ed eternità, storia e contemporaneità, immaginazione fantastica e precisa tecnica.