Faenza, 1873 – 1919
Figura intellettuale e artistica poliedrica e politecnica, Achille Calzi si forma a Faenza presso la Scuola di Arti e Mestieri negli anni 1887-1890, e prosegue gli studi all’Istituto di Belle Arti di Firenze fino al 1893. Rientra definitivamente nella città natale nel 1904. Il suo inserimento nel nuovo clima faentino, egemonizzato dalla figura di Domenico Baccarini è particolarmente oculato: da un lato offre la propria candidatura a rappresentare le spinte simboliste dominanti e, dall’altro, inizia un processo di avvicinamento a istituzioni, organizzazioni e manifatture in cui intravede gli strumenti più opportuni per dispiegare al meglio la sua originaria e originale vocazione al superamento della tradizionale figura d’artista verso una più aggiornata figura di progettista per l’industria. Assume la direzione delle Fabbriche Riunite di Ceramica, che mantiene fino al 1909, e avvia collaborazioni con l’Ebanisteria Casalini e con l’officina del ferro battuto dei fratelli Matteucci. Nel 1906 ottiene l’incarico di insegnante di Disegno Ornamentale alla Scuola per Arti e Mestieri di Faenza di cui diviene direttore nel 1911 mantenendo l’incarico fino alla morte e avendo per colleghi di insegnamento Roberto Sella, Giovanni Guerrini e Francesco Nonni. Nello stesso anno diviene direttore della Pinacoteca e Museo Civico di Faenza. La sua direzione delle Fabbriche Riunite di Ceramica lo porta a disegnare piastrelle e partiti decorativi per alcuni edifici faentini e agli impegnativi lavori per l’Esposizione Torricelliana del 1908. Se molte delle sue opere più conosciute rappresentano il momento della sua maggiore adesione all’area del Simbolismo internazionale, nondimeno va rilevato come una vena propensa al macabro e a suggestioni genericamente misteriosofiche percorra molta parte della sua produzione più propriamente artistica. Le sue relazioni si ampliano e tiene contati diretti ed epistolari con intellettuali e artisti del periodo: Pellizza da Volpedo, Riccardo Zandonai, Adolfo De Carolis, Gaetano Previati, Raoul dal Molin Ferenzona, Giulio Aristide Sartorio, Giosue Carducci e Marcello Dudovich. I suoi interessi ceramici lo portano ad allestire un proprio laboratorio dove si valse della collaborazione di Anselmo Bucci e che fu anche frequentata dallo sfollato Arturo Martini che gli lasciò il gesso, con dedica, del Cavallino innamorato e altre sue piccole plastiche.
Nel 1919 fu colpito dal virus dell’epidemia di febbre spagnola che devastava l’Europa.
(F.B.)
Bibliografia essenziale
Achille Calzi, voce di F. Bertoni, in Art Nouveau a Faenza. Il cenacolo baccariniano
a cura di J. Bentini, catalogo della mostra al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza
Milano 2007
Fondi
Museo Internazionale delle Ceramiche, Faenza
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Probabile ritratto della moglie colta in un momento di intimità, Nudo femminile sublima le suggestioni Art Nouveau sempre presenti in Calzi in una prova di vera e propria pittura. Il volto è realistico e anche il corpo sfugge dagli anonimi cliché tipici della grafica modernista. Il vero viene colto in un attimo fuggente e irripetibile. Una folgorazione e una apparizione, accentuata dall’effetto di controluce, immuni da fughe estetizzanti e da cerebralismi. Una adesione, rara in Calzi, ai dati più immediati e concreti della vita.