Faenza, 1886 – Roma, 1973
Ercole Drei si forma, inizialmente, a Faenza dove si iscrive alla Scuola di Arti e Mestieri. Instaura rapporti di amicizia con Domenico Baccarini, Giovanni Guerrini, Giuseppe Ugonia, Pietro Melandri, Riccardo Gatti, Anselmo Bucci e Orazio Toschi. All’Accademia di Belle Arti di Firenze, dal 1904, segue il Corso speciale di scultura diretto da Augusto Rivalta, mentre suo maestro di pittura è Giovanni Fattori. Nel 1907 vince la Medaglia d’Oro all’Esposizione Romagnola Emiliana di Belle Arti di Forlì, nel 1908 partecipa alla Prima Mostra Biennale Romagnola d’Arte di Faenza ed esegue i grandi gruppi scultorei dell’Esposizione Torricelliana e nel 1910 partecipa al Concorso Baruzzi di Bologna dove ottiene il Primo Premio. Il suo linguaggio denota ancora precise attenzioni alla resa immediata del soggetto ma si declina maggiormente in innovative cadenze lineari. Nel 1912 vince il Premio Curlandese indetto dalla Accademia di Belle Arti di Bologna, il premio della Società di Belle Arti di Firenze, espone alla Biennale di Venezia e partecipa al concorso per il Pensionato Nazionale con il gruppo La morte dell’eroe, che vince con la valutazione di una giuria in cui è presente L. Bistolfi. Dal 1913 risiede a Roma per il biennio del pensionato che gli verrà rinnovato nel 1915. Tra il 1912 e il 1915 enuclea una cifra personale in cui vengono abbandonate descrizioni anedottiche e impressionistiche a favore di un rinsaldarsi della forma e di seducenti astrazioni lineari. Congedato nel 1918, Drei, a partire dal 1921, si trasferisce nella casa-studio a villa Strohl-Fern, che già ospitava Cipriano Efisio Oppo, Francesco Trombadori, Pasquarosa e Nino Bertoletti, Wanda Biagini, Amedeo Bocchi, Mario Broglio, Alfredo Biagini. Soprattutto a partire dal periodo tra le due guerre persegue una ricerca pittorica, iniziata verso il 1915, che lo conduce verso esiti novecentisti ammorbiditi da sentite concessioni a una sorta di “realismo magico”. Nel 1926, si presenta alla Prima Mostra del Novecento Italiano come pittore. A partire dal 1919 Drei si avvia verso percorsi che lo condurranno da un lato a primeggiare nell’ambito di un più generale ritorno all’ordine con sculture di controllata e levigata eleganza formale e dall’altro ad abbandonarsi ad una operatività per generi per soddisfare occasioni ufficiali. L’attività rimane molto intensa con partecipazioni alle più importanti esposizioni nazionali: Biennale di Venezia (1922, 1926, 1930, 1936 e 1940), Mostra Internazionale delle Arti Decorative di Monza (1923 e 1930), Esposizione Italiana di Belle Arti a Buenos Aires (1923), Prima e Seconda Mostra del Novecento Italiano, Quadriennale d’Arte Nazionale a Roma (1931 e 1935), oltre che a varie sindacali. Nel 1927 viene nominato professore di Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, di cui sarà direttore dal 1952 al 1957, anno del pensionamento. La polemica operativa di Drei contro i “cerebralismi” dell’arte moderna e le sue ripetute invocazioni di una scultura profondamente ancorata ai grandi valori della tradizione classica e classicista non hanno grande presa in un secondo dopoguerra pervaso da esigenze di novità e di aggiornamento culturale. È, infatti, sul solco del proprio lavoro precedente che Drei realizza le opere più significative degli ultimi anni.
(F.B.)
Bibliografia essenziale
Ercole Drei scultore
a cura ri R. Buscaroli
Bologna
Ercole Drei scultore 1886-1973
a cura di F. Bertoni e con testi di E. Golfieri, S. Casadei, F. Benzi, G. Pezzini Bernini, G. C. Bojani, catalogo della mostra al Palazzo del Podestà a Faenza
Imola 1986
Fondi
Pinacoteca Comunale, Faenza
News
Scultore, disegnatore e pittore, Ercole Drei ha attraversato molte stagioni stilistiche. Da Brezza del 1914 a Ritratto della moglie del 1921 si dispiega un percorso che da tangenze con il Liberty conduce a più salde adesioni a un vero non immune da reminiscenze classiche. In Anna le saldezze compositive si stemperano in una composizione pittorica di carattere intimistico e affettuoso i cui colori soffusi, esaltati da calcolate accensioni tonali sul viso e sulle mani, sono funzionali alla resa del soggetto infantile e del suo mondo.