Un buonissimo riscontro di pubblico durante le feste appena passate.
La mostra “Volti” organizzata dalla Fondazione Cr Imola tramite il Doc Centro di Documentazione Arti in Romagna, con una selezione di opere eccellenti, ha attratto un pubblico numeroso dalla città ma anche da diverse parti d’Italia. E sono sempre di più le persone che scelgono le mostre degli spazi di Palazzo Sersanti.
Continuano ad interessare le mostre d’arte organizzate dal Doc.
Dopo il successo della grande mostra “arte dal VERO”, anche la mostra Volti sta avendo un buon riscontro di pubblico. Più di duemila persone hanno infatti apprezzato nelle sale del Centro Polivalente Gianni Isola la mostra inaugurata il 1 dicembre 2016.
La mostra rimarrà aperta fino al 5 febbraio 2017.
Da Federico Fellini ad Adolfo Wildt, da Dario Fo a Bertozzi & Casoni, da Gabriele D’Annunzio a Bertozzi & Casoni fino ad Alex Maioli: ritratti d’artista, ritratti di personaggi famosi. Circa 70 i volti, celebri e non, che formano uno spaccato inedito dell’arte dell’ultimo secolo, tra pittura, scultura, fotografia, disegno e ceramica.
C’è il volto di Dario Fo scolpito dalla mano visionaria di Ilario Fioravanti e c’è l’ironia di Federico Fellini nel disegno di “Il Pataca” e nel ritratto della mamma; c’è la preziosa caricatura di Gabriele D’Annunzio, quando fu militare a Faenza, realizzata dal pittore Achille Calzi e il viso di Fulcieri Paolucci De Calboli scolpito nel marmo da Adolfo Wildt, c’è il bambino di ceramica di Bertozzi & Casoni e lo scatto del giovane ravennate Alex Maioli, già presidente della celebre agenzia Magnum.
È più di una mostra, quella allestita a Imola, è un evento culturale dedicato sia alla vicenda delle arti figurative moderne e contemporanee in Romagna, sia a personaggi della storia civile, letteraria, politica e, più largamente sociale e artistica, di un territorio che si può sicuramente definire senza confini.
La mostra è curata da Franco Bertoni (sotto la direzione di Andrea Emiliani) e organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Imola. Una mostra che rientra nel progetto DOC, il Centro di documentazione arti moderne e contemporanee in Romagna, dove si confrontano le diverse espressioni artistiche maturate in Romagna negli ultimi cento anni. Primo esperimento di museo online (https://www.arteromagna.it) DOC raccoglie centinaia di artisti e di opere, biografie, pubblicazioni, acquisizioni, mostre, recensioni nella regione, un esempio straordinario di ricerca sul quale la Fondazione sta investendo e intorno al quale nascono importanti mostre come “Arte dal Vero” nel 2015 e oggi “Volti”.
Doppia la possibilità di lettura della mostra che inaugura il primo dicembre: da un lato si presenta una storia di artisti che, lungo il percorso di oltre un secolo, si sono espressi con le più varie tecniche (dalla pittura alla scultura, dalla fotografia alla caricatura fino al digitale) secondo modi originali o in linea con le varie tendenze via via emergenti; dall’altro, sono messi in luce personaggi, romagnoli o dalle vicende afferenti la Romagna, che in regione hanno vissuto significativi momenti della loro vita oppure ad essa abbiano fatto riferimento nella loro opera. Tra pregio artistico e importanza storica o documentaria, filo conduttore della mostra è il tema, quello del ritratto, che pur avendo avuto significative tappe anche nella modernità è venuto poi ad essere confuso con momenti retorici ed elogiativi dati per conclusi e trascorsi. Tuttavia, proprio nella contemporaneità – e ne sono testimonianza la diffusione dei “volti”, anonimi o meno, permessa e grandemente incrementata da nuovi veicoli comunicativi quali le fotocamere digitali o i social network – si assiste a una nuova e inedita presenza del ritratto nella vita quotidiana. Come le tecniche sono variate, dalla pittura a olio fino al digitale, così anche la stessa concezione del ritratto è passata dai tradizionali intenti celebrativi, encomiastici o di consegna alla storia di una memoria a una dimensione più attualizzante che fa parte della comunicazione globale attuale.
Si sono già citati Fo, Fellini, D’Annunzio, Wildt, Bertozzi & Casoni, e accanto ci sono altre opere che raccontano una storia, un episodio o una vita intera. Come nel ritratto del generale polacco Wladyslav Anders, comandante il Secondo Corpo d’Armata Polacco che liberò Imola nel 1945 eseguito da Tommaso Della Volpe; il busto di Alfredo Oriani di Ercole Drei conservato al Cardello; il ritratto di Francesco Beltramelli di Domenico Rambelli e di quest’ultimo il ritratto di Giovanni Costetti che realizzò anche quello di Dino Campana e di Costetti a sua volta la raffigurazione firmata da Domenico Baccarini.
C’è il ritratto del Duce di Guido Dal Monte e il volto di Michelangelo Antonioni una pittura di Miria Malandri. C’è Vittorio Sgarbi dei gemelli Alfonso e Nicola Vaccari, c’è il ritratto di Andrea Emiliani (soprintendente e direttore della Pinacoteca Nazionale di Bologna) di Cesare Baracca e del filosofo Enzo Melandri raffigurato da Antonio Faeti. Di Angelo Biancini c’è la testa di fanciulla mentre di Alberto Sughi c’è il ritratto di Giovanni Cappelli accanto a un autoritratto di Alfredo Zoli. Sei opere di Umberto Folli, disposte nelle varie sale di esposizione, esemplificano tipi e personaggi di una Romagna tanto mitica e letteraria quanto concreta. E ancora Baroni, Barillari, Malmerendi, Ravaioli, Maceo, Lotti, Golfieri, Olivucci, fino ai contemporanei, fino al ritratto fotografico, lo scatto che ferma il momento di volti più o meno illustri, personaggi che hanno fatto o fanno parte dell’immaginario artistico e della realtà sociale della Romagna. Come nel caso dello scatto rubato nello studio del pittore forlivese Nicola Samorì, di Luigi Tazzari, la foto di Ilario Fioravanti realizzato da Guido Guidi, della foto del giovane Majoli, già presidente dell’agenzia Magnum a sua volta ritratto da Daniele Casadio, fino all’importanza, per le nuove generazioni, del selfie come parte indissolubile della narrazione della propria vita, nel lavoro fotografico di Elisa Paolucci Gianettoni.
Parte integrante della mostra è il catalogo, edito da Mandragora Imola, che riferisce e approfondisce le vivaci storie che si intrecciano alle opere esposte e che è in vendita in mostra.